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Sciamanesimo, sciamani di plastica e fisica quantistica

La New Age, il turismo dello spirito e gli “sciamani di plastica”

Quando parliamo di sciamanesimo è importare prendere in considerazione le varie sfaccettature che questo termine ha avuto nella storia ed ai giorni nostri ed occorre inserire nel nostro vocabolario anche una sua nuova declinazione, quello di “sciamani di plastica” .

Viviamo in un’epoca in cui la ricerca di esotismo ha intaccato anche il campo spirituale e per questo troviamo in internet corsi che offrono a prezzi spropositati la possibilità di divenire “sciamani”, “medium” e quant’altro questo mondo fatto di invitanti riti, danze, catarsi, offre in modo invitante. Una panacea, ricetta infallibile contro i mali dell’anima di cui molte persone soffrono.

Cosa c’è di meglio che salvarsi dallo stress della vita quotidiana, dai problemi di famiglia, dalle constanti delusioni, dalla frenesia del lavoro, che un bel corso che ci inizi a poteri sovrannaturali capaci di risolvere tutto in breve tempo? Il problema è che le emozioni e la fiducia in se stessi non si comprano, è un percorso arduo che spesso riesce a far rinunciare anche i più determinati.

E’ qui che sono d’accordo con il capo indiano Lakota, Arvol Looking Horse, che nella sua proclamazione avvenuta il 9 marzo 2003 ha condannato il movimento New Age e gli altri movimenti per l’uso non corretto, superficiale e frainteso che fanno delle loro pratiche tradizionali e dei termini, chiamando questi individui, in senso dispregiativo, “sciamani di plastica”.

lo Scimanesimo nel corso dei secoli

E’ vero infatti che il movimento New Age si è di recente sincreticamente appropriato di idee prese dallo sciamanesimo formando sciamani dei plastica a pagamento, come si è appropriata anche di credenze e pratiche di religioni orientali e di una gran varietà di culture indigene ma occorre fare anche un’altra importante precisazione. Le prime pratiche sciamaniche documentate dai pittogrammi nelle caverne risalgono ad almeno 30.000 anni fa. Questo significa che lo sciamanesimo è qualcosa di più che un’usanza legata a specifiche tradizioni, ha un valore di più ampio respiro ma niente a che vedere con gli sciamani dia plastica che oggi imperversano sul web!.

Se non si fosse evoluto in migliaia e migliaia di anni restando legato ai dipinti rupestri, non saremmo qui oggi a parlarne. Le pratiche sciamaniche di guarigione e di conoscenza sono caratterizzate da tratti comuni presenti in tutte le parti del mondo, è quindi un sistema flessibile, che si è adattato nel corso dei millenni.

Resta il fatto che, come scrive David Kowalewski “Per lo sciamano il fine ultimo non è essere buono, ma essere autenticamente se stesso. E quello è più che sufficiente…

Gli sciamani non pregano alla fonte di quello in cui credono, loro ci vanno direttamente… Lo sciamanesimo non è New Age, non è quello che predicano gli sciamani di plastica, è invece Età della Pietra”, è quindi più un ritorno alle origini che un andare avanti seguendo le regole di mercato come invece fanno i “formatori” sotto lauta ricompensa di un numero sempre più in crescita di sciamani di plastica.

E’ altresì vero che ogni novità che “intacchi” certezze ancorate nella tradizione non può essere vista di buon occhio, così come le moderne acquisizioni della società che hanno rotto i paradigmi precedenti, hanno dovuto lottare prima di affermarsi e successivamente di essere surclassate da altrettanti novità. Pensiamo al ’68 ed alla minigonna, alla nascita della musica rock e gli esempi potrebbero essere molti altri.

Quindi, lontano da questo “turismo dello spirito” degli “sciamani di plastica”, tornando a parlare seriamente fuori da ogni folklorismo moderno, c’è da dire che in Europa le pratiche tradizionali sono rimaste solo tra i Sami (Lapponia), ma lo sciamanesimo sta rivivendo una sua diffusione anche nella cultura occidentale, attraverso pratiche, che senza fare riferimento ad una specifica tradizione, possono essere antropologicamente considerate sciamaniche.

Il “Core sciamanism” dell’antropologo Michael Harner

Dagli anni 80’ un antropologo americano, Michael Harner, ha affrontato lo sciamanesimo studiando le tecniche utilizzate nelle diverse tradizioni del mondo, ponendole al di fuori dei contesti culturali di appartenenza.

E’ nato così il Core Shamanism che prevede l’utilizzo delle vibrazioni del tamburo per ricercare uno stato di meditazione e connessione profonda ed accedere ai diversi mondi dello spirito. I risultati sono notevoli ed offrono all’uomo moderno un approccio serio per indagare il mondo invisibile che lo circonda, un approccio che non forma sciamani di plastica ma “praticanti all’arte” perché avere consapevolezza delle energie proprie, altrui e dell’Universo e di come interagiscono, comprendere a fondo la Natura che ci circonda ed i segnali che costantemente ci invia, può solo aiutare a vivere meglio.

Molti trovano nel legame primordiale con la natura e nell’antica visione dello sciamano una via d’uscita alla corsa insensata al successo e alla ricchezza, e all’isolamento creato da una società materialistica e tecnologica.

Per questi ed altri motivi, nei corsi Alchemicha non utilizziamo il termine “sciamanesimo” senza prima averne spiegato il vero significato, per rispetto nei confronti di chi difende queste tradizioni sempre più usurpate e per non confondere il nostro percorso con le sempre più presenti scuole “new age” dalle quali ci teniamo alla larga con molta attenzione così come teniamo lontani gli sciamani di plastica che sempre più prepotentemente alimentano il mercato del turismo dello spirito.

“Le sciamanisme” di Mircea Eliade: la bibbia dello sciamanesimo

Entrando nel dettaglio, per dovere di informazione, quando parliamo di sciamanismo o sciamanesimo e per avere la giusta conoscenza per distinguere uno sciamano da uno “sciamano di plastica” non possiamo non partire dal testo di Mircea Eliade “Le sciamanisme”, che a tutt’oggi resta una sorta di Bibbia sull’argomento.

Eliade ha ribadito più volte che lo sciamano non è uno stregone, un sacerdote, un “medicineman” o un “curandero”: lo sciamano è anche questo, tuttavia, non è solo questo. Egli è essenzialmente una persona (uomo o donna) che padroneggia la tecnica dell’estasi. Lo sciamano è l’unico in grado di recarsi nell’aldilà, cioè nel mondo degli spiriti, per combatterli e ottenere dei benefici per i singoli o per la comunità.

Lo sciamano è un predestinato per nascita o per scelta di altri sciamani, ma non è mai un posseduto. Ciò che lo distingue da questi e dagli estatici è il rapporto che si instaura con gli spiriti: mentre i posseduti vengono impadroniti da esseri magico-demoniaci, lo sciamano “… domina i suoi spiriti” nel senso che lui, essere umano, riesce a comunicare con i morti, con gli spiriti della natura, senza per questo trasformarsi in un loro strumento.”

Storicamente gli sciamani sono stati i primi guaritori e soccorritori nella vita e nella morte, i primi saggi e visionari.

Si può “diventare” sciamani?

Il termine italiano “sciamano”, e il suo corrispettivo tedesco “Schamane”, nonché quello inglese “shaman”, risultano adattamenti del russo šama a sua volta ripreso da ‘saman’, termine utilizzato nella cultura tunguso siberiana che sta ad indicare “colui che conosce”.

Secondo la cultura sciamanica, non si può diventare sciamani per scelta o per semplice iniziazione (figuriamoci dopo un corso!), ma si deve ricevere una “chiamata” da parte degli “spiriti” e a questa chiamata non si può rispondere negativamente.

Per chi la riceve, la “chiamata” è spesso un dramma: essa ne sconvolge la vita e ne mina seriamente la stabilità e l’integrità fisico-psichiche; il chiamato ne farebbe volentieri a meno. Tuttavia, il non accettare, sempre secondo la tradizione sciamanica, avrebbe conseguenze molto più gravi, che potrebbero portarlo fino alla follia ed alla morte. Questo per sottolineare quanto molti “prescelti” avrebbero fatto volentieri a meno di aver ricevuto certi poteri, figuriamoci se li avrebbero ricercati in corsi a pagamento…

Gli attacchi storici allo sciamanesimo

Come spiega molto bene Wikipedia, “se la reazione della cultura illuminista fu improntata al disprezzo per queste forme della tradizione religiosa siberiana, accompagnata, nel caso degli interpreti di fede cristiana, dal sospetto di rapporti dello sciamano con il diavolo, in quell’epoca già si registrano le prime letture diverse, e più attente, del fenomeno sciamanista.

Così l’intellettuale Aleksandr Nikolaevič Radiščev (1749-1802), esiliato dall’imperatrice in Siberia per le critiche al suo regime assolutista, ebbe modo di chiosare le pratiche sciamaniche, da lui direttamente osservate, in una lettera a un suo amico: «Questa usanza conosciuta come sciamanesimo è considerata dalla gente comune come un modo per avere rapporti con il diavolo e spesso come una forma di truffa mirata a ingannare la fiducia degli spettatori. Io vedo in questo rituale solo un mezzo per manifestare dei sentimenti verso il riconosciuto potere onnipotente, la cui grandezza appare nelle più piccole cose». Gli intellettuali romantici, come Johann Gottfried Herder (1744-1803), difesero lo sciamanesimo siberiano intendendolo come espressione poetica, frutto di personalità creative”.

Lo sciamano ha quindi una visione animista del mondo dove tutto è vivo e interconnesso. Interessante notare come il moderno linguaggio della fisica quantistica descriva la realtà e l’universo in modo analogo spiegandolo sulla base di energia di atomi e neutroni.

Il “qui e ora “

Viviamo in una società meccanizzata, sempre più distanti dalla Natura, in un tempo artificiale che ormai è divenuto qualcosa di astratto, viviamo pensando ai problemi del passato, con l’ansia per il futuro, perdendo di vista quel presente che, come ci ricorda la parola inglese “present”, è prima di tutto un dono, un dono che l’Universo ci regala ogni attimo ma che ci lasciamo sfuggire. Pensiamo sempre al denaro che è divenuto l’ipnosi collettiva più riuscita, senza denaro non riusciamo neppure più a divertirci, compriamo amici e divertimento, “il tempo è denaro” è la frase più emblematica dei nostri giorni.

La nostra mente condizionata è maestra nel definire la nostra felicità in maniera tale da essere sicuri di non raggiungerla mai, facendola dipendere da persone, cose e falsi bisogni che sembrano sempre più necessari.

Abbiamo perso la capacità di vivere il QUI e ORA come facevamo da bambini e con questa, abbiamo peso anche la consapevolezza che solo modificando i nostri comportamenti nel presente saremo in grado di delineare quel futuro che tanto ci porta ad essere ansiosi.

Una volta un saggio signore mi disse che se avessi continuato a tenere le gambe a cavallo tra presente e futuro, avrei finito per fare i miei bisogni sul presente, diretto quanto vero.

Il tempo artificiale

La prima scissione tra uomo e natura c’è stata con l’introduzione del calendario gregoriano, fino ad allora il ritmo delle giornate era stato scandito dai cicli del sole e della luna, da qual momento in poi invece, tutto è stato “misurato temporalmente” dalla data di nascita di un uomo, Gesù, perdendo di vista i cicli naturali e facendoci dimenticare la nostra appartenenza alla Natura, rendendo le nostre vite scandite da un tempo artificiale che non basta mai.

L’uomo ha iniziato così a valutare la propria importanza non più in base a “chi è” ma a “cosa possiede” e a cosa riesce ad accumulare nel tempo che dedica al lavoro, al denaro che guadagna e con il quale fa acquisti spesso dettati da bisogni non veri, imposti in modo subliminale dalla società.

La Chiesa non ha solo scisso il rapporto tra uomo e natura ma ha anche cercato di distruggere tutte le culture che avvaloravano questo senso di unione profonda di tutti gli esseri viventi: abbiamo assistito dopo la scoperta dell’America al più grande genocidio della storia, oltre 60 milioni di nativi massacrati per il loro vedere la vita in modo diverso, senza differenze, in comunione. Stessa cosa accaduta ai Maya che hanno visto guerre su guerre contro i “conquistadores” che la pensavano in modo diverso da loro.

…e il pensiero dei nativi

Nelle culture native il progresso e il successo personale non erano importanti, quello che contava era il riuscire ad essere sempre se stessi, a “camminare nella bellezza” in contatto costante con la natura, accettando il dolore come parte di questa vita. Tutto è sempre stato incentrato sul momento presente, sulla costante connessione con il Pianeta Terra.

La natura non ci appartiene, siamo noi che apparteniamo alla natura e tutto fa parte di tutto, per questo i nativi americani lakota, al termine delle loro preghiere, utilizzano il termine “mitakuye oyasin” che significa “a tutte le mie relazioni” intendendo con questo riversare la propria energia positiva non solo verso i propri simili ma anche verso le piante, gli animali e tutto quello che è in relazione con noi. Un altro termine utilizzato di nativi, è IN LAK’ECH che significa “io sono un altro te”, “io sono te, tu sei me”, “io sono un riflesso di te”, intendendo con “te” tutto ciò che ci circonda, persone, natura, elementi.

Tutto è uno

L’animismo dei nativi vede vita in tutto ciò che ci circonda, la fisica quantistica dice la stessa cosa, andando a rispolverare conoscenze andate perdute che ci appartengono, anche ciò che per noi è invisibile è un’essenza estremamente vibrante e intelligente che chiamiamo “niente” senza accorgerci quanta informazione in verità contiene e quanto tutto sia in connessione. Il premio Nobel Richard Feynman ha affermato che “ non si può più concepire l’Universo come un qualcosa composto da frammenti separati ma come un tutt’uno” .

Ancora prima, Eraclito, affermava “E’ saggio dire che tutto è UNO”, in contrasto con le successive dicotomie cartesiane di res cogitans e res extensa.

E così vediamo separazione in tutto perché ad esempio, tra voi e il monitor o il foglio sul quale state leggendo, vi sembrerà che non ci sia niente e identificate voi e l’oggetto su cui leggete come ben distinti e determinati, separati e divisi. In verità siete in connessione profonda, solo che la materia si aggrega in modo più o meno denso e, quando è rarefatta, non è percepibile dai nostri sensi.

Ciò che non vediamo non è che “non esiste”, semplicemente non ricade sotto i nostri sensi.

Sant’Agostino spiegava allo stesso modo i miracoli parlando di una natura nota e di una ignota per cui, tutto ciò che apparteneva alla seconda, non poteva essere compreso ma solo perché ancora l’uomo non aveva capito di cosa si trattasse, prima o poi, a suo avviso, sarebbe arrivato a comprenderlo.

Quello che percepiamo con i nostri sensi, è l’1% del creato, il restante 99% è composto da quella che viene definita “materia oscura” e della quale conosciamo poco, sappiamo però che è un’energia vibrante intelligente che domina l’Universo.

Einstein e l’ “entanglement”

Tutti gli atomi sono in rete tra loro e contengono tutte le informazioni.

Einstein, nel 1933, sostenne una teoria in base alla quale in fisica quantistica sarebbe stato possibile stabilire delle relazioni di connessione (ENTANGLEMENT) tra oggetti a grande distanza tra loro.

La sua teoria è stata dimostrata.

Due elettroni con la stesa informazione, sono stati separati, uno a Roma ed uno a Ginevra, a 732 km di distanza. E’ stato notato che quando l’elettrone di Ginevra si girava di spin, immediatamente lo stesso accadeva all’elettrone di Roma. Il passaggio di informazione era istantaneo, nessun valore allo spazio e al tempo, la distanza è solo una nostra costruzione mentale, anche lontani anni luce l’informazione avrebbe avuto un passaggio immediato.

Vale quindi la pena notare che anche ognuno di noi è un piccolo Universo individualizzato così come un cristallo di ghiaccio in un lago, non è qualcosa di diverso dal lago, solo un lago individualizzato.

La fisica quantistica ci dice quindi che la materia è sempre in movimento, vibra, ed infatti tutto è nato da un’energia vibrante, una vibrazione. La Bibbia stessa dice: “In principio era il verbo”, e cos’è il verbo se non una vibrazione? Il principio nasce quindi da una vibrazione originale.

La vibrazione è informazione, è creazione.

Ogni vibrazione ha una sua precisa frequenza, quando vediamo le varie forme che assume la natura intorno a noi, dobbiamo sapere che il creato ci appare in una forma o nell’altra in base alla frequenza della vibrazione che lo compone.

L’importanza della vibrazione

Se utilizziamo la vibrazione della musica vicino ad un contenitore di acqua e successivamente cristallizziamo quest’ultima, osservandone i cristalli a microscopio noteremo che in base alla frequenza della musica, sono molto diversi tra loro.

Considerando che il nostro corpo è composto dal 70/80% di acqua questo può spiegare come siamo soggetti a cambiamenti anche importanti in base alle frequenze che “frequentiamo”, l’omeopatia i base proprio su questo, sul dare nuove informazioni all’acqua del nostro corpo per giungere alla guarigione.

Come il nostro corpo, anche il Pianeta Terra è composto dalla stessa percentuale di acqua, non è un caso che lo chiamiamo Madre Terra, perché proveniamo da lei e abbiamo insite caratteristiche simili.

Cambiando la vibrazione di chi popola questo mondo potremo apportare grandissimi benefici anche a Lei, esperimenti importanti e riusciti in tal senso sono stati compiuti d Sandra Ingerman in ambienti inquinati, risanati completamente grazie all’utilizzo di vibrazioni positive.

Noi veniamo dalla Terra, la Terra a cosa appartiene?

All’Universo ovvero a quel 99% di materia oscura che oggi hanno compreso essere “il pensiero”.

Pensiero e realtà

E’ il pensiero che genera la materia, il globo è frutto di un Pensiero Cosmico che ha permesso il suo manifestarsi.

Scriveva Giordano Bruno:“Che ci piaccia o no, siamo noi la causa di noi stessi. Nascendo in questo mondo cadiamo nell’illusione dei sensi, crediamo a ciò che ci appare. Allora ci assale la paura e dimentichiamo che siamo divini, che possiamo modificare il corso degli eventi”

Il pensiero influenza la realtà, non può più esistere separazione tra natura e spirito.

I filosofi presocratici lo affermavano già moltissimi secoli fa, Parmenide diceva: “Ciò che noi pensiamo esiste realmente”, quindi se pensiamo in modo positivo, attireremo energia positiva.

L’osservatore fa quindi parte del campo e lo influenza con le proprie aspettative, per questi noi co-costruiamo l’Universo. La nostra mente è creatrice ma non ne siamo consapevoli perché deviati in questo percorso dalla vita frenetica, alimentazione sbagliata e molti altri problemi che ci impediscono di entrare in relazione prima di tutto con noi stessi.

Occorre diventare consapevoli del proprio grande potere personale positivo.

Siamo ciò che desideriamo, dal desiderio nasce l’intenzione, da questa la volontà e quindi l’azione. Scriviamo così il nostro destino.

Più le vibrazioni sono pure, più l’energia diviene forte, occorre quindi un percorso che ci permetta una connessione profonda con noi stessi, con gli altri ed infine, con l’Universo.

Alchemicha nasce proprio per questo e, come scriveva Galileo Galilei:

“Le cose sono unite da legami invisibili, non puoi cogliere un fiore senza turbare una stella”.

Jessica Venturi

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