Rifletto.
Osservare le stelle non rivela il futuro, rivela il passato.
La luce si propaga alla velocità di 300.000 km al secondo.
La luce del Sole impiega 8 minuti prima di giungere a noi.
La luce della stella più vicina a noi, dopo il Sole, impiega circa 4 anni per poter giungere ai nostri occhi e permetterci di vedere la stella.
Quello che osserviamo guardando il cielo quindi, è il passato. Vediamo quella stella com’era 4 anni fa non come attualmente è; per quanto ci è dato sapere potrebbe anche essere scomparsa. La galassia più lontana che l’uomo è riuscito a scoprire è così lontana da permetterci di scrutarne l’aspetto di 4 miliardi e mezzo di anni fa.
Se esistono altre forme di vita intelligente dotate di tecnologie avanzate, in base alla distanza dalla terra della loro Galassia, in questo esatto momento non stanno vedendo il nostro quotidiano, c’è uno scarto che va da un minimo di 4 anni a miliardi di anni. Potrebbero forse osservare il nostro pianeta ai tempi del brodo primordiale, dei dinosauri, dei grandi disastri geologici ma difficilmente potranno osservare la storia dell’uomo. Sì perché la nostra storia è talmente breve se relazionata all’età del nostro pianeta, che dovrebbero esistere galassie ad una distanza molto, molto precisa affinchè il fotogramma del film si fermi esattamente in questo punto.
E’ tutto come in un vecchio proiettore manuale che sbobina i fotogrammi ogni tot di migliaia di km.
Rifletto e volo di fantasia. Se potessero vedermi da una galassia distante quanto basta affinchè la luce impieghi 42 anni, 4 mesi e 1 giorno per giungere fino a lì, qualche ignaro abitante di qualche ignaro pianeta vedrebbe la mia nascita, i miei genitori commossi e i miei nonni, tutti, felicissimi del nuovo arrivo. I miei nonni.
Quanto vorrei potermi muovere nell’Universo ad una velocità così veloce da dover cambiar termine per descriverla, poter rivivere di nuovo gli abbracci dei miei nonni, le loro carezze. Bere l’acqua frizzante di nonno Carlo, andare a pallavolo con nonno Enio, confidarmi con nonna Maura mentre mangio pane e pomodoro.
Quanto vorrei correre nell’Universo come in una montagna russa, senza paura, senza mani!
Guardo il cielo, forse di tutto quello che vedo non esiste più niente. Mi confronto con lo spazio e con il tempo. Tutto è relativo. Sono le 21.11 , tra poco mi aspetta la seduta serale di meditazione. Sarò impeccabile, non voglio sbagliare niente perché tutto quello che facciamo non passa, non viene dimenticato dall’Universo, ogni attimo è eterno. Su Proxima Centauri, tra 4 anni, qualche insegnante di meditazione alieno, osservando il mio modo di meditare, potrebbe avere da ridire”.
Jessica
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